martedì 9 giugno 2009

banksy


É uno dei maggiori esponenti di Graffiti writing, si firma Banksy e cercava di rimanere nell’anonimato, ma la popolarità ha preso il sopravvento. Le sue opere tappezzano i muri e le strade londinesi, si trovano anche nei grandi musei come British Museum e il Tate Modern e sul muro che il governo israeliano sta costruendo attorno ai territori occupati palestinesi, proclamato illegale dalla corte internazionale di giustizia. Definito il terrorista, per la violenza con cui attacca le icone sacre della cultura occidentale. Banksy è un artista graffiante, provocatorio. Le sue opere sono spesso a sfondo satirico e riguardano argomenti di politica, cultura ed etica, oggetto di culto e discussione. Artista visionario, anticonformista, si definisce un “vandalo di qualità”.
Varia nelle tecniche e negli stili, murales, graffiati, sculture, spray, stencil, dipinti. Molto spesso di altri pittori, vandalizzati, ridicolizzati. Famose le sue performances interattive. Il rischio è che si faccia anche lui fagocitare dal sistema, che con le sue opere contribuisce a deridere e combattere.



Il ratto è il suo animale simbolo: “Perché non rispetta le gerarchie e fa sesso anche 50 volte al giorno”. Molti appassionati se lo fanno tatuare in segno d’ammirazione.

Non è facile unire tecnica e dissacrante ironia e spargerla per la città in piena notte, eppure Banksy ci riesce. “Alcuni vogliono rendere il mondo un posto migliore. Io voglio solo renderlo un posto più bello. Se non ti piace puoi sempre dipingerci sopra”. Vi sfido a farlo, credo sia impossibile. Mi riferisco a ridipingerci sopra!

Lascia la sua impronta sul muro per eccellenza, quello che divide Israeliani e Palestinesi, a Betlemme. Realizza nell’arco di una sola notte stellata un immaginario varco sul muro di Gaza, all’insegna di una libertà anelata da tutti i cittadini civili abitanti di quelle zone. “La pace non si dipinge con il sangue, come stanno facendo questi due soldati”, sembra volerci dire.

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